“Velocizzare gli iter però non basta, c’è anche una complessità relativa alla fase di costruzione degli impianti”. Le strategie della società. Intervista a Ivan Niosi, Country Lead Renewables Power Development Shell Italy e CEO di Solar-konzept Italia
A cura di Redazione R.E.Gions2030
Shell è nota ai più come società leader nell’E&P, da tempo però ha ampliato le proprie attività. Qual è oggi il profilo del gruppo?
Shell è oggi una società energetica integrata che soddisfa la crescente domanda di energia nel mondo con attenzione alla sostenibilità tanto economica quanto sociale e ambientale. Il gruppo è un operatore della transizione con lo sguardo rivolto ai consumatori di energia e con l’obiettivo di diventare essa stessa una Energy Business Company ad emissioni nette zero entro il 2050. Molti conoscono Shell come una oil & gas company tradizionale- presente in Italia da oltre 100 anni – ma forse non tutti sanno che al business dell’esplorazione e produzione, si sono affiancate nuove e importanti attività anche nell’ottica della decarbonizzazione. Oggi Shell è attiva sul mercato italiano con: Shell Energy, soluzioni avanzate per la gestione delle commodities energetiche e percorsi di decarbonizzazione a vantaggio dei diversi settori industriali; Shell Lubricants, al fianco di clienti B2B e B2C, Shell Mobility con servizi e prodotti a basse emissioni per il mondo dei trasporti e con la più recente business unit Renewables & Energy Solutions.
Quali obiettivi e programmi di Shell in Italia sul fronte delle FER?
Nel 2019 è nata in Italia la divisione onshore renewables che sta sviluppando progetti nel settore fotovoltaico per una capacità di circa 2 GW. Nel 2021 Shell ha acquisito poi Solar-konzept Italia, società specializzata nello sviluppo di progetti fotovoltaici consentendo al gruppo di posizionarsi tra i principali developers del mercato delle rinnovabili nel Paese.
Fra le vostre strategie di mercato anche i Renewable Power Purchase Agreement?
Sì, il rafforzamento della nostra organizzazione, anche con l’acquisizione di Solar-konzept Italia e l’integrazione con Shell Energy Europe ha consentito, ad esempio, di raggiungere un importante traguardo con la firma di un long term PPA con Air Liquide la cui energia verrà da uno dei nostri impianti italiani. Anche in Italia, come già altrove nel mondo, la nostra ambizione è quella di crescere in modo importante nel segmento dei PPA. Con questi contratti le imprese possono approvvigionarsi di energia 100% rinnovabile, diversificare la propria esposizione sui mercati dell’energia e contribuire agli obbiettivi di decarbonizzazione del paese. I PPA possono diventare un circolo virtuoso ma per innescarlo occorre il coinvolgimento e la collaborazione tra istituzioni, sviluppatori e consumatori industriali.
Come vede un importante player energetico come Shell il contesto italiano in questa fase di crisi globale?
Il mix energetico italiano è ancora eccessivamente dipendente dalle importazioni nonostante le risorse naturali nazionali consentirebbero di rendere l’Italia più autonoma e dunque più sicura. Certamente le fonti rinnovabili rappresentano il principale alleato per aumentare la produzione elettrica nazionale. Ecco perché il tema delle autorizzazioni degli impianti FER è così importante. I 3 GW di permessi rilasciati nel 2021 contro gli 800 MW del 2020 indicano sicuramente un miglioramento del trend, forse ancora poco legato ai meccanismi di semplificazione promossi dal Governo. Anche guardando al dato delle installazioni, il 2021 è stato l’anno della ripresa con circa 1,4 GW di nuovi impianti in esercizio. Il dato è sicuramente molto significativo, tuttavia, è ancora lontano dai 4 GW di installato annuo previsti dalla road map italiana per raggiungere gli ambiziosi 70 GW al 2030. Il tema delle autorizzazioni sarà sicuramente urgente nell’agenda del futuro Parlamento e del nuovo Governo
Ma è così difficile realizzare impianti rinnovabili in Italia?
Vorrei fare un solo esempio per rappresentare la delicatezza dei rapporti fra sviluppatori e territori. È tanto popolare quanto sbagliata la narrazione allarmistica sull’occupazione di suolo degli impianti fotovoltaici e sulla conseguente sottrazione di aree agricole. Il fotovoltaico in Italia non sottrae terra necessaria all’agricoltura. Se si tengono in considerazione i dati ISPRA relativi alla superficie agricola totale, utilizzata e abbandonata ogni anno, la superficie agricola necessaria per realizzare la quota parte degli impianti PV a terra – per il raggiungimento degli obbiettivi al 2030 – risulta circa un terzo di quella che ogni anno non viene più coltivata passando a uno stato di abbandono e meno dello 0,3% della superficie agricola totale.
Solo una questione culturale, quindi? Superato il conflitto locale si costruisce in fretta l’impianto?
Non esattamente. Shell avvierà la costruzione dei primi impianti fotovoltaici in diverse Regioni d’Italia nei prossimi mesi. La sfida sarà quella di riuscire a gestire al meglio tempistiche e costi. Il conflitto in Ucraina ha acuito le criticità sull’approvvigionamento di diverse materie prime e questo ha allungato le tempistiche di consegna dei materiali. Non c’è solo un problema di carenza di materie prime ma anche interruzioni nella logistica: già con la pandemia c’è stato un forte incremento dei costi di trasporto e dei tempi di consegna. Se è vero che è necessario velocizzare gli iter autorizzativi per gli impianti FER, oggi assistiamo anche ad una nuova complessità relativa alla fase di costruzione degli impianti.
Quale l’auspicio di Shell per il nuovo ciclo politico che si aprirà ad inizio ottobre con l’insediamento del prossimo Parlamento?
Perché gli operatori globali mantengano piani di investimento importanti, nonostante le recenti ed eccezionali condizioni di mercato, servono interventi coerenti e sinergici tra legislatore e regolatore. Fondamentale è poi il dialogo tra imprese ed istituzioni, anche locali, affinché si persegua l’equilibrio fra istanze solo apparentemente in conflitto. Prossima prova di una funzionale e buona regolazione si avrà con l’adozione della tanto attesa definizione delle aree idonee da parte del Governo e delle Regioni.