Di Alessandro Lagostena, Responsabile Energy Studies & EU Affairs
Da oltre un decennio il settore delle energie rinnovabili ci aveva abituato ad una costante decrescita dei costi delle tecnologie, in particolare wind & solar. È anche grazie all’aumentata loro competitività nel tempo se le rinnovabili si sono diffuse così massicciamente su scala globale.
Da qualche tempo, però, tale trend virtuoso si è interrotto e addirittura invertito, complice una ripresa post-pandemica più massiccia di quanto previsto e, per una serie di concause, il rincaro di energia e materie prime. Abbiamo nostro malgrado scoperto la greenflation, per utilizzare il neologismo coniato da Ruchir Sharma, noto editorialista del Financial Times.
Tale spinta inflattiva ha subito poi un ulteriore balzo al momento dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Da lì in poi nulla è più come prima: sia l’energia che le materie prime, che i trasporti tracciano una deriva incontrollata dei loro prezzi, in una spirale di rincari e volatilità a cui – fortunatamente – non eravamo più abituati dal 2008 in avanti.
Il mondo occidentale è vittima di un circolo vizioso di sanzioni e contromosse del “sanzionato”, reazioni dei mercati internazionali, speculazioni finanziarie, con il risultato che anche le rinnovabili elettriche, pur restando la fonte più economica per produrre energia, costano molto più di un anno fa.
Per le FER si aggiunge pure il rimbalzo degli ordinativi dal 2021, trascinati sia dalla citata ripresa che dalla prosecuzione su scala globale delle politiche di decarbonizzazione. L’effetto combinato è un’impennata del costo complessivo dell’energia da wind & solar, in gergo tecnico chiamato LCOE (Levelised Cost of Energy).
Come primario operatore delle rinnovabili in Italia ed Europa, ERG vive “sulla propria pelle” queste dinamiche, fatte di fornitori di aerogeneratori e pannelli solari schiacciati tra alti prezzi delle materie prime e contratti di fornitura sottoscritti prima dei rialzi, grande difficoltà di hedging vista l’eccessiva volatilità dei prezzi di tali materiali, costi di trasporto letteralmente esplosi in meno di un anno. Anche la manodopera è sensibilmente rincarata, essendo il costo del lavoro di molti paesi indicizzato al costo della vita.
In definitiva, ERG si è spesso trovata nella necessità di rivedere al rialzo i prezzi pattuiti per evitare problematiche ben peggiori per i nostri fornitori e il rallentamento dei cantieri, vedendo quindi crescere i costi degli investimenti.
Un’analoga situazione è peraltro mappata da diversi osservatori che hanno registrato già a partire dal 2021 un incremento del LCOE fino a circa 10-15 euro/MWh in media per le due tecnologie.
Nonostante tutto, le energie rinnovabili restano le fonti elettriche più convenienti e lo rimarranno in modo strutturale nei prossimi anni, dal momento che possiamo ritenere tramontata l’epoca del gas naturale a basso prezzo proveniente da est.
È quindi fondamentale, per gli operatori e per il sistema, proseguire nella diffusione delle rinnovabili elettriche ai ritmi richiesti dagli obiettivi al 2030, soprattutto perché non abbiamo più scuse per non farlo: a conti fatti, le rinnovabili sono le uniche fonti oggi disponibili in grado di (i) fornire elettricità a prezzi convenienti e stabili, (ii) decarbonizzare l’energia senza effetti collaterali e (iii) interrompere la “sudditanza energetica” da paesi esteri più o meno instabili o affidabili.
Per conseguire tali risultati è quindi indispensabile che la conclamata inversione di tendenza del LCOE venga riflessa dal regolatore nazionale in un adeguamento delle tariffe delle aste rinnovabili.
Tali tariffe a base d’asta, oggi ferme a 66.5 euro/MWh poiché definite ben prima della greenflation, devono quindi essere adeguatamente riviste pena una prevedibile undersubscription delle aste stesse. Sarebbe infatti imperdonabile che il principale strumento di pianificazione della decarbonizzazione, fino ad oggi sottoutilizzato per le lungaggini nel permitting degli impianti, rimanesse tale anche una volta risolto il nodo autorizzativo, semplicemente perché non coerente sul piano economico.
Da questa vicenda, come da molte altre nell’ambito della transizione ecologica, emerge quanto cruciale sia mantenere un approccio collegiale e coordinato di tutti i soggetti coinvolti. Governi centrali e locali, enti e imprese devono impegnarsi, gli uni, e operare, le altre, in modo coordinato, nella consapevolezza della centralità del proprio ruolo, per accelerare e facilitare un processo, quello della decarbonizzazione, che rappresenta una delle più grandi sfide del nuovo millennio.