Di Alfredo Spalla, Quotidiano Energia
Intervista a Monia Monni, assessora all’Ambiente, che annuncia un intervento regionale sulle rinnovabili. Il punto su FV, eolico, partecipazione dei cittadini e Piano per la transizione ecologica
Per quanto il livello regionale possa organizzarsi con ulteriori semplificazioni, la promozione di forme di dibattito o nuovi Piani, lo “sblocco” delle rinnovabili non può prescindere dall’impulso che si attende dal livello centrale. È quanto emerge dalle parole di Monia Monni, assessora della Toscana all’Ambiente, economia circolare, difesa del suolo e protezione civile. Sul fronte energetico, la giunta Giani, negli ultimi mesi, è stata coinvolta soprattutto sul fronte rigassificatore di Piombino, ma in quest’intervista – rilasciata nell’ambito di “R.E.gions2030”, l’iniziativa di Elemens e Public Affairs Advisors con QE media partner – Monni però riporta al centro lo sviluppo delle rinnovabili e sul tema annuncia una legge regionale per “fare chiarezza tra le varie e diverse norme che si sono succedute in questi ultimi mesi”. L’idea è stata lanciata e, al momento, gli uffici ci stanno lavorando.
È da poco entrata in vigore la legge regionale che istituisce il Prte, il Piano regionale per la transizione ecologica, che contiene misure per lo sviluppo di rinnovabili, comunità energetiche e neutralità climatica. Come definirebbe questo documento e gli obiettivi?
Il Prte rappresenta una novità straordinaria nella programmazione regionale e pone la nostra Regione all’avanguardia sul terreno della transizione ecologica. Ci siamo dotati di un unico strumento programmatico strategico in cui si concentrano le politiche regionali in materia di sviluppo sostenibile e contrasto ai cambiamenti climatici, sia in termini di riduzione delle emissioni che di adattamento. Il nuovo Piano sarà coordinato con l’Agenda 2030, prevederà un sistema di contabilizzazione del bilancio emissivo della Regione in termini di gas climalteranti, assicurerà il coordinamento con il Piano nazionale per la transizione ecologica (Pte) e con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con particolare riferimento alla missione 2 su “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Poiché siamo consapevoli che la sfida del cambiamento non potrà che passare dal coordinamento delle politiche regionali con l’evoluzione del contesto scientifico internazionale, abbiamo anche istituito un “Comitato Scientifico per la transizione ecologica della regione Toscana”. Tale Comitato svolgerà una funzione propulsiva e consultiva rispetto alle fasi di programmazione, attuazione, e monitoraggio del Prte.
Un altro punto su cui il Prte insiste è la partecipazione dei cittadini alla transizione “in forma singola o associata”. Promuoverete forme di dibattito pubblico e altre modalità per superare le resistenze dei territori ai nuovi impianti Fer?
La “istituzionalizzazione” della partecipazione come strumento di cambiamento verso nuovi modelli di sostenibilità è l’altra grande novità introdotta dalla nuova legge che riconosce come strumento fondamentale per favorire la transizione ecologica quello della partecipazione e informazione dei cittadini in forma singola e associata, essendo attori fondamentali per produrre il cambiamento delle modalità di produzione e consumo. Si vuole, in altre parole, attribuire un ruolo attivo dei cittadini nel cambiamento, consapevoli che la Pubblica amministrazione più virtuosa non può raggiungere risultati significativi se non assieme ai cittadini che rappresenta, non quindi imponendo scelte ma condividendo strumenti, finalità, interventi. In tal senso con la nuova legge promuoviamo la più ampia attività di consultazione e partecipazione, anche attraverso strumenti informatici, nonché il più ampio accesso all’informazione ambientale. Questo principio fondamentale è quello che abbiamo inteso tutelare con la norma. Dovremo poi applicarlo sui casi concreti, e certamente un primo terreno di confronto e partecipazione sarà quello che riguarderà le fonti rinnovabili, tenuto conto che da qui al 2030 abbiamo l’obiettivo di raddoppiarne la potenza installata.
Recentemente la Toscana ha visto lo sblocco di due impianti per rinnovabili in Cdm. In che modo, secondo voi, si può evitare di arrivare a questa ultima istanza e favorire le installazioni di fotovoltaico e eolico a livello regionale?
Il vero freno in questo momento è il ritardo del Governo nella emanazione dei provvedimenti attuativi del Dlgs 199/2021. Come Regioni lo abbiamo detto al passato Governo e lo abbiamo chiesto al nuovo. È urgente che sia varata la disciplina in materia di aree idonee agli impianti rinnovabili e in materia di comunità energetiche. Purtroppo l’impostazione della norma nazionale è tale che le Regioni non possono normare se prima non vengono adottati questi decreti nazionali, e questo crea un’impasse che sta bloccando le tante iniziative che sul territorio regionale stanno nascendo. Come Regione stiamo comunque lavorando a una legge di semplificazione, che non potrà che avere un ambito di applicazione limitato stante la mancanza di questi decreti, ma che mi auguro possa comunque contribuire a far chiarezza tra le varie e diverse norme che si sono succedute in questi ultimi mesi e che hanno contribuito a creare una stratificazione di leggi che più che velocizzare le procedure rischia di disorientare il proponente.
La tutela del paesaggio in Toscana ha radici profonde. Da Firenze, e dunque dal livello comunale, sembra però arrivare un segnale importante per la diffusione del fotovoltaico. Ritiene che il territorio regionale stia cambiando atteggiamento verso le Fer oppure si tratta di un caso isolato?
Quello che possiamo percepire dal nostro confronto quotidiano con imprese e cittadini è che sta profondamente cambiando la consapevolezza rispetto a tali temi. La crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina ha fatto capire, anche a chi sino ad oggi era più scettico, che l’emancipazione dalle fonti tradizionali di energia come il petrolio e il metano non è più rimandabile. Il vecchio modello di poche grandi centrali di produzione di energia ha mostrato la propria fragilità svelando la dipendenza del nostro Paese da fattori esterni, che rischiano di metterci adesso in ginocchio. È il tempo di procedere alla creazione di un modello alternativo in cui l’energia è prodotta da tanti piccoli impianti in rete, resilienti rispetto ai cambiamenti del contesto internazionale, impianti che producano energia pulita, rinnovabile e non inquinante.
L’area al confine fra bassa Toscana e Lazio sta diventando sempre più interessante per coloro che intendono puntare sull’eolico. Qual è la sua visione in merito? Come gestirete il processo in quei territori?
Gli impianti eolici possono dare un forte contributo alla transizione energetica della Toscana. Sono impianti che hanno una capacità di produzione elettrica maggiore rispetto al solare, a parità di superficie occupata. Certamente dovremmo tenere insieme la tutela del paesaggio con la costruzione di nuovi impianti, ma dobbiamo essere anche consci che se non attueremo una vera transizione energetica rischieremo di perdere per sempre il nostro paesaggio toscano. A garanzia di ciò, tutti i progetti che ci verranno proposti, saranno assoggettati alle verifiche di valutazione d’impatto ambientale, prevedendo una partecipazione di tutti i soggetti interessati, prima di rilasciare le autorizzazioni necessarie alla costruzione.