Di Antonio Ruggiero, Quotidiano Energia
Che mercato rappresenta l’Italia per Statkraft?
Il mercato italiano è importante per Statkraft. L’Italia sta definendo regole tra le più innovative al mondo, ha obiettivi sfidanti per nuovo installato di rinnovabili, una domanda elettrica nazionale di tutto rispetto, una forte elettrificazione nei prossimi anni.
La definizione del mercato elettrico si basa su due pilastri, tante rinnovabili e flessibilità, rispettivamente regolate dall’atteso decreto FER-X e dal nuovo meccanismo di approvvigionamento di capacità di stoccaggio (MACSE). Avremo un mercato per la produzione ed un altro per lo spostamento dell’energia, dalle ore con più sole e vento a quelle serali e notturne. Rinnovabili e flessibilità insieme al nuovo testo integrato del dispacciamento elettrico (TIDE), rappresentano un gioiello del pensiero per la produzione nazionale resiliente e flessibile.
In termini di domanda, vediamo due macro onde di evoluzione. La prima è quella del Centro Sud e delle Isole dove ci sarà a breve un notevole eccesso di produzione non programmabile solare ed eolica; la seconda onda al Nord, successiva alla precedente, in cui si prevede una forte elettrificazione e quindi un eccesso di domanda (elettrificazione dei veicoli, riscaldamento domestico, dei trasporti pubblici).
In un paese stretto e lungo, con produzione al Sud e consumo al Nord, con la penetrazione di rinnovabili in forte aumento, avremo ancora più variabilità dei prezzi e del prezzo zonale. Oltre alla graduale conversione degli impianti operanti in scambio sul posto a meccanismi alternativi come quello delle Comunità dell’energia rinnovabili, si va verso il superamento del prezzo unico nazionale (PUN). Si prospetta quindi un mercato più dinamico, in cui si lavorerà a zone. E le zone del mercato elettrico avranno sempre più spesso prezzi a zero, con il focus che si sposterà dalla produzione alla gestione dell’energia, con un’ulteriore accelerazione una volta che il mercato sarà aperto anche sui prezzi negativi.
L’Energy management è uno dei punti di forza di Statkraft, frutto di una vasta esperienza accumulata nel tempo. Gestire l’energia implica la produzione e la distribuzione ottimizzata, ora resa più complessa dall’adozione della generazione distribuita. Il framework normativo TIDE ci guiderà in questo processo, garantendo la selezione delle risorse più efficienti per ogni necessità. Questo rappresenta una rivoluzione normativa necessaria, un lavoro complesso che Statkraft ha sempre svolto con successo, parte integrante della nostra identità aziendale.
Quale organizzazione vi siete dati per rispondere alle esigenze di questo mercato?
Per rispondere al grande cambiamento in atto, Statkraft punta sull’accettabilità, cioè, sulla capacità degli stakeholder di capire il cambiamento e di coglierne le opportunità. In Statkraft siamo organizzati con cinque divisioni trasversali alle tecnologie che raggiungono ogni territorio. Per ciascuna area territoriale ci sono i responsabili dei progetti e poi un’area manager. L’area manager si rapporta in maniera unitaria con le pubbliche amministrazioni perché insieme si possa lavorare alla transizione energetica.
La realtà italiana è estremamente variegata e la capacità della pubblica amministrazione di gestire un processo così complesso non è lineare. Alcuni comuni in alcune regioni sono ben informati sulle richieste e gestiscono efficacemente le opere compensative, mentre altri mostrano una minore conoscenza o aspettative irrealistiche. Di conseguenza, il nostro approccio si basa sull’essere in stretto contatto con le autorità locali, proponendo soluzioni e discutendole insieme per trovare un terreno comune.
Il nostro lavoro si basa su tre valori: Agiamo con responsabilità, Cresciamo insieme, Facciamo la differenza.
Dal punto di vista tecnologico vi concentrate anche su “soluzioni ibride”; quali, in particolare? E quali sono, inoltre, i prossimi sviluppi dell’innovazione in campo energetico che state seguendo?
La flessibilità energetica è il grande tema del futuro e vuol dire gestire i flussi di energia agendo su produzione e consumo da parte delle aziende per far fronte a cali della fornitura o a picchi di richiesta del mercato, evitando possibili interruzioni del servizio e ricompensando le aziende stesse per la loro disponibilità.
Le rinnovabili sono fonti non programmabili (sole e vento) e quindi non riusciamo a sapere in maniera esatta quando e quanta energia viene prodotta. Le previsioni metereologiche sono fondamentali anche per il mercato elettrico in quanto ci aiutano ad avere delle stime di produzione. L’Italia è pioniera di questa materia perché ospitiamo a Bologna il nuovo data center del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (European Center for Medium-range Weather Forecasts – Ecmwf). Si tratta di un ‘super computer’ ospitato al Tecnopolo, nell’area riqualificata dell’ex Manifattura Tabacchi alle porte del capoluogo emiliano.
Le soluzioni flessibili si categorizzano in due grandi famiglie: da un lato abbiamo il solare e accumulo o il wind e accumulo (i cosiddetti impianti colocalizzati); dall’altro le batterie stand alone che si stanno via via sviluppando anche in virtù del nuovo tender sopramenzionate del MACSE. Di fatto, con questo tipo di contratti, si vende energia in maniera flessibile.
Noi siamo abituati a comprare energia in “base load”, cioè le aziende hanno una potenza impegnata che possono consumare quando vogliono. Si sta aprendo però un altro tema fondamentale, ovvero la capacità di controllare il proprio consumo: il consumatore diventa flessibile, accettando di non poter consumare esattamente quando vuole. Le soluzioni ibride con cui possiamo operare sono di tipo fisico ma anche “virtuale” o di contratto di vendita dell’energia con certi profili di produzione.
La realtà italiana è caratterizzata dal nodo degli iter autorizzativi agli impianti e dalla presenza di diversi decisori pubblici che, a vario livello, incidono sulla normativa di settore. Qual è la dimensione della questione?
Lo sviluppo delle FER in Italia è da sempre una maratona, serve il fiato lungo.
Siamo consapevoli che uno dei principali rallentamenti sia dovuto dal cosiddetto “mercato della carta”. Gli uffici pubblici sono di fatti intasati da “progetti fotocopia” degli sviluppatori che protocollano e cercano di arrivare al permesso per poi vendere il progetto autorizzato.
Questa pratica trova terreno fertile perché giustamente basata sul principio della libera iniziativa; tuttavia, i costi per prenotare l’accesso alla rete (anche in altissima tensione) sono equivalenti ad un volo andata ritorno Roma New York. In più, nessuna garanzia da dare. Chiedere 50 MW (o anche 300MW) in alta tensione è diventato uno sport nazionale. Così, arrivata la famigerata STMG, soluzione tecnica minima generale che garantisce l’accesso alla rete, parte la ricerca del miglior acquirente, italiano, inglese e cinese che sia, anche a 10.000 euro al MW. Fate voi i conti. Abbiamo obiettivi per nuovi 74GW di sole ed eolico al 2030, ma più di 450 GW di domande di connessione alla rete. Diventa impossibile non riconoscere che abbiamo un problema.
Ma fosse solo questo. L’accesso alla rete segue ordine temporale. Spesso passano avanti i centometristi della speculazione, saturando virtualmente la rete con progetti che probabilmente mai si realizzeranno. In più, a volte, chi ha la connessione deve progettare nuove opere di rete, con il ruolo di capofila. Sono opere complesse che devono onorare i necessari alti standard di qualità di TERNA. Il richiedente non è un soggetto industriale veramente interessato, e non progetta, aspettando l’acquirente dell’incartamento. Si ferma tutto. Decine di altri produttori, tra cui vari seri player industriali, stanno al palo e TERNA non ha strumenti legali per incidere sull’evoluzione del procedimento.
Un altro problema intrinseco all’organizzazione dello Stato è la carenza di personale delle strutture pubbliche. Questo problema si riflette sia sul numero di risorse che sulle skill tecniche disponibili ed impiegate nello svolgimento degli iter amministrativi di permitting.
Poi passiamo al concetto di stratificazione dell’iter, cioè la disomogeneità del territorio italiano sotto il profilo normativo. A seguito delle recenti semplificazioni in materia notiamo che alcune regioni stanno cambiando passo e hanno iniziato a capire che invece di opporsi, questo cambiamento va governato. Che i target sfidanti che ci siamo posti possono e devono rappresentare investimenti sul territorio, non pericoli.
Statkraft, perciò, si sforza di presentare solo progetti migliori e continua a svilupparne in tutte le regioni italiane senza distinzione con proposte progettuali di alta qualità. Dove possiamo prendiamo il ruolo di capofila attivo delle opere di rete in spirito di servizio alla comunità ed agli altri produttori e prediligiamo l’agriPV per mettere a fattor comune le sfide per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e al contempo delle necessità territoriali e ambientali.
In ultimo il tema dell’accettabilità e della sostenibilità. Il pilastro del nostro operato. In tutte le nostre operazioni l’obiettivo è quello di intercettare il vero bisogno del territorio dando una lettura a 360° di tutte le realtà, per quanto piccole, con cui andiamo ad interfacciarci. E quando parliamo di impatto sulla sostenibilità non ci limitiamo solo alla produzione di energia e alle compensazioni, ma anche a tutte le altre fasi come la costruzione dell’impianto e l’impatto sociale.