di Cristina Bardozzi, Business Origination Manager Engie Italia
Chiunque abbia navigato le acque dello sviluppo di progetti rinnovabili si sarà imbattuto nella difficoltà di salpare (nel gergo tecnico si chiama origination) ovvero la prima creazione di progetti di sviluppo che saranno autorizzati e costruiti.
Dal punto di vista di una grande società multiutility, quale Engie nel mercato italiano, l’origination consiste nel trovare aree idonee allo sviluppo di nuovi progetti eolici, fotovoltaici, agrivoltaici e di accumulo, attraverso segnalatori esterni o grazie a business correlati, oppure nel ricevere progetti originati da terzi entrando nel co-sviluppo in diversi momenti di maturità dell’iniziativa.
In entrambi i casi, un passaggio molto delicato del progetto è l’impostazione iniziale sulla dimensione e l’iter autorizzativo dell’impianto che stiamo originando, sulla scelta della richiesta di connessione alla rete elettrica nazionale in base alla tensione di rete, e sulla procedura autorizzativa da affrontare nel caso in cui il terreno ricada in aree idonee ad un iter semplificato. L’ottimizzazione delle 3 variabili dimensione/rete/autorizzazione non è davvero banale! Così come la valutazione della bontà delle pipeline di progetti proposti da terzi e la congruità del prezzo di acquisto.
Con questo spirito e questo obiettivo aziendale, in Engie mi occupo da qualche mese di valutare progetti ed opportunità di sviluppo proposti da terzi e ricevo ogni settimana nuovi dossier da approfondire. Le mie controparti sono principalmente sviluppatori, società di ingegneria o advisor. Provo a riassumere l’esperienza: oltre il 90% dei progetti sono fotovoltaici, molto meno gli eolici, pochissimi storage. I progetti fotovoltaici sono quasi sempre ad uno stadio preliminare dell’iter autorizzativo, più raramente sono in corso di autorizzazione (perché già allocati), a volte arrivano sulla mia scrivania al cosiddetto Ready-to-Build ma si tratta di una valutazione diversa. Il 40% dei progetti che mi arrivano è ancora nelle isole, altro 40% sul resto del sud Italia, 20% nel centro nord. L’80% dei progetti solari è di tipo agrivoltaico, o per la scelta dell’iter autorizzativo oppure per la volontà del proprietario terriero di continuare la gestione agricola durante la locazione. Oltre il 60% dei MW che guardo sono proposti con valutazione ambientale completa regionale o nazionale, circa il 40% con PAS; il rapporto è invertito se si considera la numerosità progetti e non i MW.
Quando la scorsa estate è scoppiato il caso SolarBelt e procedure semplificative a seguito del DL Energia, DL Aiuti, RED II e PNRR che hanno movimentato il settore, ci aspettavamo una esplosione dei progetti sviluppati in PAS, una proliferazione di iniziative veloci ed un investimento rapido di capitali. Invece riscontro che, anche nei nuovi siti, su nuove origination, la procedura nazionale è privilegiata per la dimensione del progetto o per la presenza di vincoli considerati superabili, ma da valutare.
Ciò di cui il settore ha bisogno è una soluzione di connessione vicina alla rete, economicamente sostenibile e temporalmente adeguata ai tempi di impianto, di aree idonee definite ma soprattutto confini autorizzativi chiari e stabili, sulle dimensioni, sulla localizzazione e sul titolo edilizio, in ultimo ma anzitutto sull’inoppugnabilità del titolo, dunque la sua pubblicità. Ben venga la volontà di sbloccare l’impasse autorizzativa innalzando le soglie di dimensione d’impianto, ma senza le aree idonee, i chiarimenti sull’elettrodotto e senza stabilità, gli investitori navigano in paludi troppo incerte.
Sembra come se l’onda della semplificazione autorizzativa non abbia aiutato, sostanzialmente, gli sviluppatori a chiarire i contorni nelle possibilità e dei limiti di sviluppo e che non sia risolutiva rispetto a grandi lotti di terreno, ancora di più dopo il recente passaggio in Senato del DL PNRR e l’introduzione di nuovi adempimenti ambientali che ridefiniscono le soglie di impianto.
Nell’attesa del Testo Unico delle rinnovabili e per concludere la riflessione, l’origination più difficile in questo momento sembra quella di validi collaboratori nel business development: la velocità della selezione e dell’esclusiva sulle collaborazioni appare correlata a quella dei progetti. Il mondo rinnovabili oggi è decisamente un bosco intrigato per cacciatori esperti.