Intervista a Massimo Sertori, assessore con delega all’energia. Rinnovabili: “Non solo Regioni, una quota venga gestita a livello centrale”. Concessioni: “Importante discutere norma sul rinnovo”. Nodo FV a terra
di Alfredo Spalla, Quotidiano Energia
L’atteso decreto legge Energia, approvato lunedì 27 novembre dal Consiglio dei ministri, ha aggiunto un ulteriore tassello nel rapporto tra Regioni e livello centrale, istituendo un fondo da 350 milioni di euro annui (fino al 2032) per favorire le installazioni Fer attraverso compensazioni. Eppure sui punti strutturali – come le aree idonee o il futuro delle concessioni idroelettriche – il dialogo tra territori e Governo è ancora tutto in divenire. Da costruire, per certi versi. Lo conferma quest’intervista che Massimo Sertori – assessore agli Enti locali, montagna, risorse energetiche, e utilizzo risorsa idrica della Lombardia – ha rilasciato a QE nell’ambito di “R.E.gions2030”, l’iniziativa di Elemens e Public Affairs Advisors di cui Quotidiano Energia è media partner.
Sertori, pur riconoscendo la condivisione degli obiettivi sulla transizione, non nasconde le sue perplessità sui criteri usati per l’assegnazione dei target alle Regioni e sul ruolo del fotovoltaico. Inoltre, chiede che avanzi la norma sul rinnovo delle concessioni idro che però non ha trovato spazio nel DL Energia.
Come le altre Regioni, siete impegnati nel confronto con il Mase sul decreto aree idonee per le Fer. Alla Lombardia, stando a una delle prime bozze, sarebbe assegnato un obiettivo di 8,6 GW al 2030 rispetto agli 80 GW complessivi. La quota più alta dopo la Sicilia. È un target raggiungibile per la vostra Regione?
Evidenziamo molte criticità rispetto ai numeri assegnati alla Regione Lombardia. Oltre ad essere molto ambiziosi, il raggiungimento degli obiettivi non dipende solo dalla Regione, ma anche dalla capacità di connessione ai nuovi impianti rispetto alla rete, attività di Terna, ovvero alla volontà degli investitori, che l’ente può al massimo incentivare. Non abbiamo capito su che base sono stati ripartiti gli obiettivi alle singole Regioni.
Tra gli assessori regionali qual è l’opinione sul decreto? Reputate fattibili gli obiettivi nazionali?
Atteso che siamo tutti d’accordo circa la necessità di incrementare sostanzialmente la produzione d’energia da fonte rinnovabile, nella nostra Regione, dove si produce il 23% dell’energia idroelettrica d’Italia, vorremmo fosse incentivato l’investimento su questo comparto e, per questo, sarebbe importante portare a compimento la legge in discussione sul rinnovo delle concessioni. Per quanto attiene il fotovoltaico, ci sono forti preoccupazioni nel caso in cui per poter arrivare agli obiettivi richiesti sia necessario erodere spazio a quanto oggi è destinato all’agricoltura.
La Conferenza delle Regioni, da tempo, chiede di avere più spazio per poter decidere come saranno raggiunti questi obiettivi. Secondo lei, l’impostazione del decreto è corretta oppure sconta un approccio troppo “centralista”?
Considerato cento gli obiettivi richiesti da Bruxelles, ci saremmo aspettati che non tutti i cento fossero distribuiti alle Regioni. Crediamo che una quota possa essere portata avanti direttamente dal livello centrale. Un rapporto di leale collaborazione tra enti necessita di una collaborazione a 360 gradi, altrimenti si riduce in mera imposizione.
Una cosa certa è che le Regioni, con una propria legge, dovranno poi delimitare le superfici idonee alle installazioni. Qualche territorio ha iniziato già le ricognizioni. La Lombardia si è mossa in tal senso?
Noi abbiamo quasi terminato la ricognizione. A tale proposito è utile anticipare alcune linee di indirizzo seguite per capire come lavoriamo. Nella ricognizione abbiamo considerato diverse tipologie di aree. Esemplificativamente si citano le “aree antropizzate” e “aree brownfields” tra cui le coperture dell’edificato esistente, le aree di cava, le aree da bonificare, le aree di discarica, le aree industriali, sia attive che dismesse e le “aree greenfields” tra cui le aree agricole poste entro una determinata fascia di ampiezza da aree industriali o da siti produttivi, le aree agricole con produzioni agroalimentari con marchio di elevata qualità, le restanti aree agricole, le aree soggette a tutela paesaggistica.
Questa ricognizione ci permetterà di indirizzare primariamente i contingenti di potenza potenzialmente installabili sulle “aree antropizzate” e “aree brownfields”, valutando quale frazione si può riuscire a coprire dell’obiettivo assegnato e considerato che non ci focalizzeremo solo sulla fonte fotovoltaica.
Nel decreto si definiscono anche gli obiettivi minimi e massimi di sviluppo del fotovoltaico in area agricola. Un tema delicato in Lombardia. Come valutate la questione delle installazioni a terra?
Siamo molto dubbiosi sulle installazioni a terra, ancora di più se queste vanno ad incidere sulle aree agricole attive. Discorso diverso sull’agrivoltaico.
Ritiene che questa tecnologia possa aiutarvi ad aumentare le installazioni o la vede come poco conforme al territorio lombardo?
Come detto, l’agrivoltaico è una tecnologia che può rendersi compatibile con certi tipi di coltura e in determinate aree potrebbe essere una soluzione percorribile. Certo al momento non abbiamo tutte le informazioni, anche perché esiste uno storico limitato per poter dare un giudizio definitivo.
Si parla spesso anche di quale debba essere il rapporto tra territori e livello centrale. Penalità, premialità, compensazioni: quale è il metodo corretto per progredire e collaborare?
Personalmente sono favorevole a premialità ed incentivi, contrario invece ad ogni tipo di penalità.
Torniamo infine all’idroelettrico, fonte in cui la Lombardia fa da traino in termini di potenza. È una tecnologia sempre al centro del dibattito normativo: come ritiene che debba essere gestita ed efficientata?
La fonte idroelettrica è la principale tra le fonti rinnovabili in Lombardia. La potenza idroelettrica installata al 2021 è di oltre 5,2 GW su un totale di 8,85 GW di potenza rinnovabile e la potenza fotovoltaica installata è di 2,7 GW. Quindi è evidente che la potenza idroelettrica è quasi il doppio di quella fotovoltaica. Per dare ulteriore peso alla componente idroelettrica, si consideri che la produzione idroelettrica è il 40% della produzione rinnovabile lombarda e il 23% di quella nazionale. Sono sufficienti questi dati per evidenziare quanto sia strategico e fondamentale per la Lombardia, ma direi per l’intero Paese, l’idroelettrico e quindi la sua valorizzazione.