La neo presidente sarda: “Moratoria Fer, Società energetica regionale, infrastrutture gas limitate”. Il confermato governatore abruzzese: “Focus su transizione green, un gruppo di lavoro per le aree idonee”
di Quotidiano Energia
Cambio di rotta in Sardegna, continuità in Abruzzo. Sono le indicazioni che emergono dalle recenti elezioni regionali, senz’altro significative anche per quanto riguarda la politica energetica.
Vediamo quindi che direzione intendono intraprendere la neo presidente sarda Alessandra Todde (M5S, a capo di un’ampia coalizione di centrosinistra), il cui passaggio di consegne dal predecessore Christian Solinas si è formalizzato il 25 marzo, e il confermato Marco Marsilio (centrodestra).
Le priorità per la Sardegna
“Una priorità è che finisca la speculazione energetica in Sardegna: proporremo una moratoria che sostenga la transizione e permetta di lavorare sulla mappa delle aree idonee per le rinnovabili”.
Sono le prime dichiarazioni di Alessandra Todde subito dopo la vittoria di misura alle elezioni regionali sarde sul candidato del centrodestra Paolo Truzzu.
Ma il programma energetico della neo presidente della Regione è piuttosto ampio e passa anche dalla creazione di una Società Energetica della Sardegna, con l’obiettivo di “fungere da struttura di compensazione per garantire l’accesso alle Fer a tutti i cittadini sardi attraverso le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e l’investimento degli utili delle sue attività per lo sviluppo armonico della transizione energetica”.
Novità potrebbero arrivare anche rispetto al Dpcm sulla metanizzazione: difficile che l’accordo raggiunto dall’amministrazione uscente col Mase per rivedere il decreto del Governo Draghi (a cui la stessa Todde aveva contribuito) possa reggere, in particolare riguardo alla dorsale gas: “Le infrastrutture devono essere realizzate in tempi molto brevi e servire i consorzi industriali e i bacini già esistenti”, ha detto la neo presidente in una recente intervista a QE.
L’obiettivo di base del programma è “anticipare per la Sardegna gli obiettivi comunitari ed emanciparla entro il 2040 dalla dipendenza dalle fonti fossili”. Il tutto però sulla base di “una transizione equa, sostenibile e giusta”.
I pilastri dell’asse programmatico sono: Phase-out dal carbone e sicurezza energetica; Energia rinnovabile e produzione energetica sostenibile; Efficienza energetica e utilizzo sostenibile dell’energia; Mobilità elettrica e trasporti sostenibili; Educazione e consapevolezza ambientale.
Nell’ambito del primo pilastro rientra la Società Energetica della Sardegna, che avrà come obiettivo iniziale “una legge regionale per la valutazione di una co-partecipazione del settore pubblico regionale in iniziative già autorizzate o in itinere, dedicate al raggiungimento delle quote di burden sharing (condivisione dei vantaggi e ripartizione delle responsabilità) da assegnare alla Regione”.
In tema di Cer, l’obiettivo è realizzarne almeno 100 in cinque anni, per giungere alla realizzazione di “una Comunità dei Cittadini Sardi che unisca in un unico soggetto tutte le Comunità energetiche e svolga in maniera coordinata la diffusione su tutto il territorio regionale delle fonti di energia rinnovabili”.
Però i 6,2 GW di Fer aggiuntivi previsti dalla bozza di decreto aree idonee per la Sardegna sono un valore “sovradimensionato rispetto all’evoluzione del sistema energetico elettrico sardo”. Per cui “è nostra intenzione ridiscuterla tendo conto dei vincoli e dei tempi di attuazione sia del potenziamento delle infrastrutture sia dello sviluppo del sistema, degli accumuli e dell’evoluzione della domanda di energia elettrica nell’isola”.
E a proposito di accumuli “è necessario esplorare altre soluzioni tecnologiche oltre all’idroelettrico quali l’aria liquida per esempio, i sistemi gravitazionali e altre soluzioni destinate a creare alternative al sistema elettrochimico”.
Nella fase di transizione, si apre poi “un’opportunità di sviluppo di una nuova classe di centrali termoelettriche ad alte prestazioni dinamiche” di potenza pari almeno a 300 MW “facilmente convertibili da un’alimentazione a metano e miscele di metano e idrogeno ad ammoniaca e idrogeno”.
Il programma cita anche i bio-combustibili provenienti dai prodotti di scarto del comparto forestale ed agricolo e in particolare il biometano (previsto un piano regionale ad hoc). Più in prospettiva l’idrogeno, per il quale “appare necessaria, oltre che strategica, un’azione di sostegno pubblico”.
Le priorità per l’Abruzzo
Il riconfermato presidente Marco Marsilio (centrodestra) ha affermato a QE a ridosso del voto di avere come priorità “la transizione green favorendo la diffusione di fonti di energia rinnovabile, l’economia circolare e lo sviluppo sostenibile”.
Sotto quest’ultimo aspetto, “nella precedente programmazione, con un investimento di 8,4 milioni si è raggiunta una riduzione del 30% dell’energia utilizzata. È ora possibile, grazie al perfezionamento delle tecnologie, arrivare ad un risparmio energetico di almeno il 35% su ogni singolo intervento finanziato con una coerente riduzione di emissioni climalteranti”.
Tra le attività in cantiere c’è poi “la pubblicazione dell’avviso pubblico per il finanziamento delle comunità energetiche: 94 milioni destinati all’Abruzzo”.
Secondo Marsilio “il minor consumo è il primo dei passi per arrivare a un’ipotetica autosufficienza energetica”, per cui occorre “garantire lo sfruttamento delle aree industriali dismesse, delle ex cave e discariche anche abbandonate e dei tetti dei capannoni per l’installazione di impianti”.
In tema di aree idonee per le rinnovabili, Marsilio ha sottolineato che “il nostro territorio si caratterizza per avere notevoli estensioni di aree protette a vario titolo e noi stiamo lavorando per rendere più semplice la vita di chi vuole produrre energia e chi vuole vivere le aree protette”.
Va in questa direzione la decisione adottata dalla precedente Giunta l’8 marzo, alla vigilia del voto regionale, di costituire un gruppo di lavoro interdipartimentale con il compito di individuare le aree idonee e non idonee in cui installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Le attività del gruppo di lavoro, si legge nella deliberazione, si dovranno concludere entro 90 giorni dall’approvazione del decreto Mase che ripartirà fra le Regioni il target Fer al 2030.
Quanto alla creazione di un ambiente favore agli investimenti, parlando con QE Marsilio ha detto che “la massima attrattiva per un imprenditore è quella di non incontrare ostacoli burocratici e, oggi, posso affermare che in Regione non ci sono istanze giacenti per inerzia degli uffici. Avere questa certezza rappresenta la migliore attrattiva. Certo le istanze vanno presentate correttamente e coerentemente alla normativa di settore”.
Sul fronte concessioni idroelettriche, infine, il governatore ha sottolineato che la sospensione della procedura di assegnazione “è stata determinata dalla necessità di accoglimento di osservazioni da parte del ministero alla legge regionale e che, nello spirito della leale collaborazione tra soggetti pubblici come prescrive la Costituzione, ha visto la Regione impegnarsi a procedere ad una modifica di parte della norma che riguarda le autoproduzioni”.
L’intenzione è comunque “quella di procedere ad una azione correttiva delle previsioni statuite dal Consiglio regionale vocando le procedure di affidamento di merito nella direzione della tutela o meglio miglior considerazione delle realtà territoriali che possano finalizzare al meglio lo sviluppo formativo e occupazionale dei territori con particolare riferimento ai giovani e all’esperienza gestionale in materia”.