di Stefano Scazzola, Head of Renewable Development di ENGIE Italia
Immaginiamo di far rotolare una biglia su un tracciato lungo, tortuoso e accidentato. Probabilmente la nostra biglia si fermerà più volte, impiegando molto tempo per completare il suo percorso, e spesso uscirà fuori pista. Se provassimo ad accorciare il tracciato, eliminando qualche curva, probabilmente la biglia impiegherà meno tempo, ma viaggerà in condizioni del tutto analoghe a quelle di prima. Se, invece, oltre ad accorciare il tracciato, provassimo ad eliminarne le asperità e gli intralci, la biglia correrà davvero veloce e uscirà pochissimo fuori pista.
Fuor di metafora: si può lavorare su semplificazioni normative per accorciare le tempistiche di conclusione degli iter autorizzativi per la realizzazione di nuova capacità rinnovabile, ma si può (e si dovrebbe) anche migliorare l’efficienza delle procedure esistenti. Le riforme di semplificazione nascono da compromessi tra sensibilità politiche diverse: per questo motivo, giungere a un livello di semplificazione davvero ottimale per gli operatori può richiedere molto tempo, mentre la transizione energetica è urgente. Inoltre, anche la più coraggiosa riforma di semplificazione può rimanere di fatto inapplicata se permangono ostacoli di carattere non normativo ma prettamente operativo. Migliorare l’efficienza delle procedure, invece, richiede provvedimenti mirati, che non cambiano le regole del settore ma rendono pienamente operative le regole che ci sono.
Nell’esperienza di ENGIE, questa tipologia di interventi è particolarmente necessaria al Paese. E non perché il significativo sforzo legislativo profuso negli ultimi anni per semplificare le procedure autorizzative sia andato nella direzione sbagliata. Tutt’altro: proprio perché a livello governativo e parlamentare sono stati elaborati provvedimenti in grado di accelerare la transizione ecologica, occorre “completare il lavoro” e trasformare le procedure delineate in quei provvedimenti nella prassi quotidiana di chi realizza nuova capacità rinnovabile.
Un primo ambito da migliorare sta nella gestione, da parte delle Pubbliche Amministrazioni, di un carico di istruttorie per progetti FER elevato e destinato a crescere sempre di più. I progetti si accumulano, le autorizzazioni si intasano e la transizione energetica non decolla. Ciò avviene non solo e non tanto per carenza di competenze, quanto per carenza di personale: gli staff degli uffici preposti al permitting regionale non hanno ancora la struttura e il numero di professionisti necessari in questi decenni di decarbonizzazione. Non giovano le continue modifiche di deleghe a cui abbiamo assistito in alcune Regioni, né le molteplici moratorie che hanno determinato un vero e proprio stop & go amministrativo. È pur vero che ci sono anche casi in cui le Regioni hanno correttamente individuato sistemi per superare questa barriera allo sviluppo delle rinnovabili – uno tra tutti la Sardegna, dove gli uffici preposti all’emissione dei provvedimenti autorizzativi possono avvantaggiarsi della consulenza di tecnici esterni per gestire l’arretrato; tuttavia, in molti altri territori in cui ENGIE opera, il sottodimensionamento degli staff ha un ruolo sostanziale, e negativo, nel troppo spesso lento iter autorizzativo degli impianti. Occorre quindi investire anche a livello pubblico sulla transizione energetica, attirando presso gli staff delle pubbliche amministrazioni regionali nuove professionalità specializzate in grado di sbloccare la mole di istruttorie ferme presso le Regioni e far rispettare concretamente i sempre più stringenti termini per la conclusione degli iter autorizzativi.
C’è poi una seconda questione: bisogna ridurre la quantità di istruttorie per cui è necessario un pronunciamento specifico della PA – e, di conseguenza, un iter burocratico ad esso dedicato. Mi riferisco, ad esempio, al caso delle modifiche non sostanziali, delle volture delle autorizzazioni a Terna e delle verifiche di ottemperanza: quanti progetti sono bloccati da istruttorie accessorie e poco influenti sull’effettivo impatto ambientale dell’impianto? Tanti, troppi: il report R.E.gions2030 sull’eolico ci mostra come ben il 60% dei progetti autorizzati ma fermi risenta di rallentamenti di questo tipo (nel 45% dei casi gli operatori sono in attesa di varianti o proroghe, mentre per il 15% si tratta di problemi post permitting come ricorsi, dinieghi di proroghe o revoche dell’Autorizzazione Unica). Il recente decreto Semplificazioni-bis ha compiuto, a tale proposito, alcuni importanti passi in avanti: tuttavia, per rendere più sistematiche tali misure di semplificazione, si dovrebbe anche dare seguito al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, che prevedeva (articolo 5, comma 3) l’individuazione degli interventi di modifica sostanziale tramite un apposito Decreto del Ministero dello Sviluppo economico, ad oggi non ancora arrivato.
Infine, sempre nel solco di un ammodernamento della normativa di settore, andrebbe prevista una revisione delle Linee Guida per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, risalenti a 12 anni fa e quindi in buona parte superate. Allineare la normativa al contesto attuale darà anche alle istituzioni locali gli strumenti per valutare correttamente i nuovi progetti, aiutandoli nell’attività di valutazione e, in ultimo, accelerando gli iter autorizzativi.
Riguardo ENGIE
Nel mondo ENGIE è un punto di riferimento mondiale nell’energia e nei servizi a basse emissioni di carbonio.
A maggio 2021 ENGIE ha annunciato di voler raggiungere l’obiettivo della carbon neutrality nel 2045. Tra gli obiettivi al 2030 vi è quello di costruire impianti eolici e fotovoltaici per raggiungere una capacità totale di 80 GW da fonti rinnovabili nel mondo. In Italia, tra i progetti esistenti e quelli in costruzione, ENGIE detiene in Italia circa 500MW da energia rinnovabile raggiunti attraverso importanti investimenti, coerenti con la propria strategia e con l’obiettivo di arrivare, entro il 2025, a 1,2GW di produzione green, contribuendo al Piano Energia e Clima 2030 (PNIEC), per la decarbonizzazione del nostro Paese.
ENGIE in Italia conta oltre 20 parchi di energia rinnovabile presenti in Sicilia, Molise, Umbria, Lombardia, Lazio, Sardegna, Basilicata, Puglia, Calabria e Campania.
La strategia di ENGIE nelle rinnovabili ha visto una forte accelerazione dal 2020 che ha portato a triplicare la capacità installata grazie a mirate acquisizioni: l’azienda ha aggiunto, ai 165MW di impianti in produzione, ulteriori 150 MW di parchi eolici operativi in Italia e 170 MW di progetti eolici e fotovoltaici in costruzione nel 2021/2022.
Nel 2020, una joint venture con un partner finanziario ha permesso ad ENGIE di creare una piattaforma di investimenti comune, alimentata dai progetti rinnovabili realizzati dall’azienda. Ciò ha rafforzato la sua competitività facendo leva sul proprio Know how industriale nello sviluppo, costruzione e gestione di impianti rinnovabili, nonché nello structuring di Power Purchase Agreement a supporto dei propri progetti green.
ENGIE conferma quindi la sua competenza lungo l’intera catena del valore del green energy, dalla progettazione, finanziamento, costruzione e gestione degli asset di produzione di energia rinnovabile fino alla vendita a clienti finali, per rendere l’intero progetto economicamente sostenibile senza necessità di fondi pubblici.